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NICOLA FRANGIONE

La poesia diventa action

 

L’action poetica di Nicola Frangione è così genuina e contro-tendenza, tanto da colpire un locale serale che gli dedica una mostra permanente, il Loft a Monza, dove la poesia visiva prende vita fra giovani, aperitivi e cocktail in un luogo a lei insolito ma molto ricettivo.
Nicola viene a trovarmi in Redazione e mentre mi racconta i suoi quadri, le sue poesie, la sua arte, mi distraggono i suoi occhi, così carichi di energia, da cui traspare uno spirito giovane, senza tempo, una passione travolgente per tutto quello che crea e fa.
Poliedrico, dalla performance alla poesia in action, mi racconta dei suoi viaggi e delle sue mostre, dalla Bielorussia al Canada, rivelandosi un artista per cui la ricerca è incessante, come i suoi quadri e i suoi oggetti, che cercano avidamente il pensiero, e mentre la materia sprona lo spirito umano, un orologio non è più solo un orologio e un portacartellini del 1950 ci porta in uno spazio tempo umano lontano, seppur in realtà così vicino ai giorni nostri.
Quando l’umanità vuole vedere oltre e con ogni sforzo supera l’oggettualità delle “cose”, ecco che esse si animano e prendono vita, portandoci ad un pensiero più alto, più distaccato, più evoluto, e ci riempiono di gioia svelandoci la nostra infinita umanità.
Chissà se un poeta visivo amerà vedere tutte insieme così tante parole per descrivere la sua poesia? Il dubbio rimane ma, ironia a parte, ora cercherò di raccontarvi al meglio il personaggio di questo numero di G.A.Z .
La poesia in action di Nicola nasce dall’esigenza di non limitare il concetto di poesia all’utilizzo classico di carta e penna, ma al contrario di aprire la poesia all’azione.
Nato a Forenza (Pz) nel 1953, Nicola Frangione, vive e lavora a Monza dal 1972: è un artista interdisciplinare, sperimentatore di tecniche artistiche diverse, dalle arti visive, alla musica e poesia sonora, dalla performance alle videoinstallazioni.
Qui vogliamo farvi conoscere la sua “Poesia Visiva Oggettuale”, per farvi capire cosa significa realmente fare poesia in action.
L’idea di partenza è quella di esprimere la poesia visivamente, attraverso la rivisitazione di oggetti utilizzati nella quotidianità, ricollocandoli in una dimensione spazio-tempo differente.
Questi oggetti pur restando fermi, necessitano di rivivere, e ciò accade grazie all’interazione che hanno con i materiali utilizzati nella realizzazione delle opere.
L’utilizzo di materiali propri della Terra, la sabbia, i metalli, il legno, il cuoio, la corda, associati a oggetti di utilizzo comune, sono il filo conduttore che porta il poeta a necessitare di immedesimarsi nella nuova vita che prendono questi oggetti, avendo quindi come sbocco naturale la performance poetica, l’unire alle parole scritte e pronunciate, la gestualità e la musicalità della performance.
I quadri di Nicola Frangione hanno la caratteristica di unire alla tecnica pittorica, l’installazione materica, effettuata anche fisicamente, imbullonando le macchine da scrivere, incastrando nei quadri gli oggetti di lavoro, i guanti, i manometri, i numeri civici con cent’anni di storia.
Dalla presa di coscienza del poeta della propria esistenza nello spazio e nel tempo, nasce spontaneo il desiderio di compiere l’azione che valorizzi la parola, in un nuovo concetto di poesia non più statica, ma in action, per ottenere un nuovo e più profondo livello di comunicazione.

a cura di Michele Succio

 

 

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